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TELEFONATA EROTICA


di wbm
28.06.2010    |    22.313    |    2 8.3
"" Presi prima a baciarle le gambe poi su su tra di esse, la sua fichetta poi il glitoride..."
Vi devo raccontare cosa m'è successo l'altra sera. Divido da un pò di tempo casa con una studentessa di architettura, alta 1 e 70 circa, un bel culetto ed una terza abbondante. Lei è fidanzata con un ragazzo che vive nei pressi di Reggio Emilia per motivi di lavoro. Di giorno la punzecchio sempre per capire fin dove posso spingermi. Mi accorgo che a tratti sembra innervosita dalle mia avance. Quando la vedo uscire dal bagno con solo l'asciugamani addosso la rimprovero: "Vedi che sei tu che mi provochi?". Lei si copre il viso coi suoi capelli biondi e sghignazza famelica. E' oramai da molto tempo che non si vede col suo ragazzo così insinuo tra i suoi pensieri l'ombra dei tradimenti: "Un ragazzo che lavora lontano dalla ragazza lo cerca il tempo per raggiungerla almeno per un paio di weekend al mese, visto che il sabato è libero tutta la giornata e al lunedì riprende solo alle 2 del pomeriggio. Ciò comporta che si possa sfogare con qualcun'altra"
"Stasera vedrai che lo soddisferò io!".
Così d'un tratto la sera sento dalla camera mia strani discorsi. Lei era al telefono con l'auricolare bluetooth: "Sono in camera tutta sola e penso a te che ti masturbi lentamente, così mi tocco prima un seno poi l'altro e scendo fin dentro le mutandine...".
Non resisto ed entro in camera, le mi guarda con uno sguardo inviperito, continua a parlare così ne approfitto per andarmi a sedere sul letto. "Ora è come se tu fossi con me qui sul letto che mi guardi e mi mangi con gli occhi" così le sfilo lentamente i pantaloncini, lei continua a inviarmi sguardi inviperiti, ma descrive minuziosamente tutte le mie azioni come se fosse lui virtualmente a effettuarle. Lo sguardo è sempre quello d'ammonizione. "Ora sei sul mio seno mi hai sfilatto la magliettina e mi stai piccicando i capezzoli, ora li baci dolcemente... come sei bravo, ti accarezzo mentre passi all'alto, si ancoora, che fai no le le le mutandine no."

Quella ragazza aveva proprio un corpicino da sballo, una fichetta stretta depilata con giusto un filo di peli che sulla parte superiore. Ero li che le avevo divaricato le gambe e mi accincevo a regalarle attimi indimenticabili.
"Siii come dei bravo, si così mi fai impazzire." Presi prima a baciarle le gambe poi su su tra di esse, la sua fichetta poi il glitoride.
"Si bravo si cosììì, leccami su ciucciami sii bravo mordicchiamelo ancora si. Si sento la tua lingua invadermi tutta, ora risale sui capezzoli, ora che fai ti spogli? Si io nel frattempo mi sgrilletto un pò".
Una volta levato le mutande il suo sguardo di rimprovero e godimento diviene di stupore e paura. In effetti ho avuto diversi problemi con diverse ragazze più che per lo spessore che per la lunghezza mi hanno spesso negato rapporti. Sarà intorno ai 15 cm ma almeno 7-8 di larghezza. Lei impaurita cambia tono
"Cazzo con quella bestia mi spacchi in due, no scusa caro e che volevo immaginarti con l'uccello un pò più grosso, lo so scusami." Avevo capito così che quel tono lo aveva fatto diventare moscio anche al cornuto. Mi avvicinai lentamente alla bocca, la presi per i capelli.
"No in bocca noo, uuuuuuh"; le stavo infilando l'uccello in bocca ma risultava difficile aveva una boccuccia piccola, così forzavo un pò alla volta finchè non sentivo che non resisteva più. Andavo su e giù, lei mugolava dal piacere, l'uccello oramai grondava di saliva come la sua fichetta di umori. Un attimo di respiro "Mi stai strozzando ma come ce l'hai duro e carnoso uuuh"
e di nuovo su e giù. Mi rigiro su di lei e mentre le affondo l'uccello in bocca le lecco di nuovo la sua grondante passera. Un fantastico 69. Si liberò un attimo e lei "Si da braaavo mentre te lo succhio leccamela di nuovo, siii, bravissimuuuuuuuuh". Ora le stavo affondando di forza l'uccello in bocca e la lingua circoscriveva attorno ora al clitoride ora nella fichetta.

Ora basta, c'eravamo fintroppo succhiati così mi levai di sopra lasciandola vistosamente sconvolta. "Che 69 fantastico! Amore sono tutta un lago di umori". Non resistevo quella sera doveva essere mia a tutti i costi. Le presi le gambe e gliele alzai fin sopra le mie spalle. "No dai, fai piano che mi sfondi tutta, ah ah, fai piano, aah aah, che trave che c'hai,aaaaaH aaah aaaaah, mi stai aprendo tuttaaa!" Facevo fatica a penetrarla tanto che sembrava ancora una verginella, ma forse era ciò che mi portava ad essere respinto dalla maggior parte delle mie storie, la mia mazza. Mi feci coraggio e cominciai ad affondare di più i colpi ,che portavano a lamenti sempre più alti, ad urla di dolore e piacere, la stavo montando a dovere. "Che mazza che ti ritrovi aaaah, non ti fermare fammi godere si. Sei il genio dei miei desideri più profondi. Mi sento la tua troia!". Con un colpo netto le affondai tutto l'uccello, con la mano la sgrilletavo il clitoride che mi inondò di umori. Ma continuavo ad affondare i miei colpi spalancando sempre più quelle cosce. Non riuscivo a percepire dall'altro capo dell'Italia cosa il ragazzo stesse pensando. Il cornuto a sua insaputa, con molte probabilità si stava masturbando mentre la ragazza si stava facendo sfondare letteralmente la passera. Me ne accorsi quando la situazione cominciò ad essere oltre che sessualmente forte anche un pò comica quando lei cominciò a chiedere di non venire ancora ed io non capivo che tale invito non era rivolto a me, così lei mi gesticolava che ciò che stava dicendo era ricolto al ragazzo. "No amooore, nooo non veeenire ancora, non adessooo, ralleeenta, ho ancora voglia del tuo bel cazzooone, lo seeento che mi sta devastando tuuutta la paaassera, siiii" D'un tratto lo sfilai e fulmineamente glielo affondai con una violenza immane che si senti un urlo secco ma prolungato. "Aaaaaaaah!" Tanto fu forte il colpo che le si curvò il collo spingendo il su il petto e la testa sul materasso.
"Aaaaah!" Ora il suo grido fu seguito da altri più lenti, rochi e strozzati che accompagnavano le mie sempre più lente spinte, così lasciata la sua bollente passerina la presi per i capelli e la spinsi con forza sul mio uccello. Qualche spinta e le venni in gola, la mano la teneva ben stretta a me, era come se il mio braccio fosse un tutt’uno col mio orgasmo. Sentii che la mia fu una copiosa eiaculazione sebbene non sentissi le palle ancora svuotate del tutto. “Scusami amore ti devo lasciare un momentino che devo andarmi a sciacquare che sono in un lago di sudore ed umori.” Lei si sfila l’auricolare alzandosi come una furia dal letto “Bleeh, che cazzo c’hai nelle palle il latte condensato, da quand’è che non ti spari una sega caro mio, ho il tuo sperma che ancora mi sale in gola” la seguo al bagno e finalmente non costretto al silenzio per stare al gioco “SCUSAMI MA CREDIMI SPESSO MI RISULTA DIFFICILE MENARMELO” Lei seduta sul bordo della vasca intenta a rinfrescarsi la fichetta con il getto della doccia flessibile “Vedi la mia dolce passerina com’è arrosata? Ha perso la sua innocenza ed ingenuità, e ti credo... il cazzetto del mio ragazzo lo segavo con tre dita e non mi ha mai fatto godere una volta. Pensa che la prima volta ho dovuto finire di sverginarmi con le mie dita” La tensione ora mai era sparita e quasi ci si stava lì nudi a confessarci i più intimi segreti. “SAI SPESSO LE RAGAZZE MI HANNO LASCIATO NEL LETTO A MANI VUOTE PERCHE’ IMPAURITE DALLE MIE DIMENSIONI”.
Ora la sua faccia era più che altro sorniona
“Ma cazzo come fai tenerlo ancora così in tiro? Vieni qua ha bisogno anche lui di una rinfrescata”. Lei inginocchiata nella vasca e di in piedi ancora fuori ma proteso in avanti con i palmi spiaccicati sulla parete “Uhm che buon sapore che hai uccellone mio!” Quel breve pompino ma ben fatto con stimolazione sui testicoli e con le varie sensazioni di acqua e lingua lungo e attorno all’asta mi provoca un’altra breve eiaculazione, stavolta le venni in faccia. “Cazzo che buona questa cremina!” mentre si portava lo sperma sulle labbra e sulla lingua, il telefono cominciò di nuovo a squillare.
Con l’asciugamani addosso intenta a levarsi di dosso le ultime gocce d’acqua riprese l’auricolare mentre io ero ancora di là a risistemarmi. “Cosa amore, hai ancora voglia di farlo per telefono?” Non so come ma si accese in me una lampadina senza pensarci su presi da sopra al lavandino quel tubettino di vasellina che non so nemmeno cosa ci facesse lì, ne cosparsi con foga tutto sull’uccello per bene andato in camera. “Caro lo sai che sei proprio un porcellino? Ok ma tieniti forte” era lei ora che si doveva tenere forte non accorgendosi di me che la presi da dietro, una mano sul fianco e l’altro sulla spalla un batter d’occhio la piegai a novanta gradi e di forza le infilai l’uccello nel culo. “Aaaah! Cazzo nel culo, m’hai sfondata cazzoooooo!”. Ora la cavalcavo intensamente, quel gel che prima era incolore divenne un pò rossastro, forse avevo esagerato, stavo per fermarmi ma… “Cazzo fai? Continua, mi stai facendo godere come una maiala. Su spingi forte, aprimi in due, sono al tua troia, la tua puttana!” Ripresi il ritmo mettendola a carponi sul letto sgrillettandole il clitoride. Le tolsi per un atimo l’uccello dal culo per darle una botta nella passera e poi un’altra nel culo. “Aaah! Aaaaah! Aaaaaaah! Siii prendimi più forte e sbattimi tutta” Continuava ad ansimare e ad emettere di tanto in tanto dei gridolini di grande piacere all’arrivo in fondo dell’uccello nel culo. Prima una mano sotto a stuzzicare il clitoride e l’altra protesa con due dita in bocca sulla lingua a smorzarle i lamenti goduriosi poi tutte e due sulle spalle a darmi più spinta e profondità nella penetrazione. Così la girai e le inondai letteralmente la faccia di sperma, ne cacciai una quantità inverosimile, era come se si fosse messa una maschera, ne inghiottì quella parte che le aveva ricoperto le labbra. “Ciao amore buona notte, a domani!” Si alzò e ndò barcollando davanti allo specchio e scoprendosi gli occhi guardò meravigliata il suo viso. “Minchia mi hai fatto una maschera di sperma denso in faccia, non c’è un pezzettino libero, uhm che buono!” Si ripulì il viso portando col dito tutto lo sperma in bocca, senza lasciarne un po’. Camminava a cosce aperte e me ne scusai di nuovo.
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